Recensioni

RECENSIONE 1

Oretta Rangoni Machiavelli dipinge con passione; la sua è una passione travolgente che viene direttamente trasposta sulla tela con un colore vivo, dinamico ed esuberante.
È infatti il colore l’elemento strutturale delle sue visioni, che trasmette con immediatezza e spontaneità la felicità delle sensazioni provate dall’artista di fronte a quei soggetti che hanno catturato la sua attenzione, che hanno dato corso alla sua incontenibile emozione pittorica.

La pennellata, dinamica e vibrante, si esprime in segni e arabeschi colorati che danno vita ad una pittura ricca di gioia ed entusiasmo.
Oretta Rangoni Machiavelli ama “ritrarre” ciò che le è più caro, siano questi paesaggi, città – dove ha uno spazio particolare Venezia -, persone e animali.
Ogni lavoro ha dietro di sè una “storia” particolare, perché ognuno di questi nasce da un atteggiamento che potremmo definire “sensitivo”. Difatti è una forte emozione – anche sotto forma di ricordo o di intuizione – che spinge l’artista ad intraprendere un nuovo lavoro, ad avvertire l’urgenza e la necessità di fissare sulla tela ciò che inesorabilmente si perderebbe
nella memoria.

Così tra i vari dipinti troviamo l’irrequieto gatto che restava in posa solo se “infiocchettato”, la Regata Storica che ogni settembre anima vivacemente gli spazi acquei del Canal Grande con il suo multicolore corteo di barche, i palazzi di Venezia che si specchiano nella tremolante acqua dei canali, un possente toro fronteggiato da un torero colto di spalle mentre ondeggia la rossa e “fatale” muleta, un’isola di San Giorgio resa con delicate cromie orchestrate sull’azzurro.

Una notturna e “bizantina” Basilica di San Marco, che si riflette nell’acqua come se si ergesse sul bordo del bacino, risulta il pendant ideale della bianca architettura del Taj Mahal di Agra, che si staglia luminoso su di un blu intenso.
La pittrice propone dunque un confronto ideale tra queste due architetture caratterizzate da eleganti cupole, tra questi due luoghi amati che pur distanti geograficamente e culturalmente possono essere avvicinati per la bellezza e per la capacità di suscitare intense emozioni. Così come in un piccolo dipinto, impreziosito da perle e polvere dorata, Parigi (Torre Eiffel) e Venezia (Piazza San Marco) vengono unite da una Senna-Canal Grande nel nome dell’amore, simboleggiato da due cuori rossi in vetro.

Non mancano ritratti di amici e conoscenti, nei quali spiccano grandi occhi, veri e propri specchi dell’anima, che permettono di sondare le profondità più recondite della psiche di
chi è stato effigiato.

Gli ultimi lavori di Oretta Rangoni Machiavelli sono paesaggi realizzati in Brasile, dove il ritmo dinamico delle pennellate e le accensioni cromatiche costruiscono un contesto di segni colorati animati da un fremito vitale capace di coinvolgerci e renderci direttamente partecipi non solo della visione della quotidianità e del paesaggio naturale, ma anche dei
suoi suoni, dei suoi odori e della sua felicità.
l dipinti, i disegni e gli acquerelli di Oretta Rangoni Machiavelli manifestano con evidente chiarezza come l’artista affronta la realtà per cogliere e far proprio il suo contenuto essenziale: la vita.

Giovanni Bianchi
Critico d’arte

RECENSIONE 2

Suggeriva Van Gogh che “bisogna sempre fare uso intelligente dei bellissimi toni che i colori creano di loro propria iniziativa quando li si spezza sulla tavolozza”.
Ma per raggiungere questa capacità si deve percepire e sapere comunicare l’emozione del colore.
È una sorta di settimo senso che pochi possiedono, che nasce con noi o si acquisisce attraverso un lungo e meditato studio dei maestri del passato, oppure trascorrendo molto
tempo a perfezionare la propria tavolozza prima di raggiungere un personale, autentico stile.

Oretta Rangoni Machiavelli si deve annoverare fra questi pittori.
È nata a Pisa, la città dai marmi abbacinanti, ma si è formata artisticamente a Roma dove ha studiato all’Accademia di Francia di Villa Medici, all’Accademia Romana e all’Istituto d’Arte.
Fra i suoi maestri vi sono stati Avenali, Lipinski, Oppo e Ziveri.
Artista e personalità poliedrica, padroneggia con scioltezza ed eleganza varie tecniche, ma ama specialmente la matita nera per arrestare le impressioni sulla carta, siano volti di bambini in Asia che un cane nella campagna, sia un gatto accoccolato che un istrice, mentre grandi tele sparse in numerose collezioni private e musei italiani ed esteri testimoniano la sua fertile bravura nella tecnica dell’olio.
Durante le mostre artistiche la nostra attenzione tende in genere a riversarsi sui ritratti finiti o nelle vedute ad olio, ma in verità l’animo del pittore si rivela maggiormente nel disegno, perché solo sulla carta, nello schizzo, si coglie la sicurezza e la rapidità della mano, lo studio sofferto, l’idea che prende forma, la facoltà di cogliere i sentimenti, il dono della sintesi introspettiva. E sono tanti e tutti rivelatori i disegni della nostra artista. Dalle prime matite e dalle tele poi elaborate già però si intuisce che la ricerca tutta toscana della purezza del disegno inclinerà verso il colore, verso l’impatto cromatico, l’esuberanza delle tinte, che talvolta parrà risentire dell’influsso dei fauves e di Matisse.

Solo in apparenza la prime opere rivelano una visione più nitida delle cose come nella statica sintesi di linea e colore del “Ritratto di signora”.
Anche se in seguito l’integrità delle forme si fa più estenuata e patita, la forza d’espressione non cambierà ma anzi imprime ritmi più sofferti alle figure, ora sentite con una foga quasi drammatica. Nel corso degli anni, da toni morbidi e di luce velata l’emozione del colore via via scaturirà da tinte più luminose, accese, ardenti persino: sono tele piene di fuoco certe sue vedute, tanto che paiono bandire le latenti malinconie delle calli veneziane o dei laghi di Mantova, dove gli ocra e i rossi dominano i colori freddi del turchino e dell’oltremare.
Questo perché le tinte gioiose e liete inseguono la rievocazione emotiva del paesaggio, diventato così unico vero protagonista.

Parecchi studi, carboncini, acquarelli e dipinti questa pittrice ha poi dedicato al mondo animale, che ha indagato in profondità, al punto che la lunga galleria dei suoi quadri potrebbe essere ricollegata ad autentiche stagioni: v’è il periodo del mondo rurale, simboleggiato dai galli colti nelle loro pose più fiere e simpatiche, con riflessi di rossi, di bruni, di verdi; v’è il mondo esotico, che luccica nei gialli, nei bianchi e nei nero avorio dei tucani, e più recentemente nelle sagome guizzanti dei pesci.

Oggi, smorzati sempre più virtuosismi tecnici da accademia, le pennellate sembrano sciabolate di colore sulla tela, le tonalità più ricche si schierano l’una accanto all’altra, spezzandosi o fondendosi, e anche i riflessi dei palazzi veneziani sull’acqua possono diventare guizzanti striature serpentine di colori morbidi e severi. Si percepisce tutta l’ansia di fermare sulla tela l’emozione del colore, la necessità dell’artista di inseguire il filo di un’idea, del “carpe diem”.
È un grande dono quello di riuscire a trasfondere sulla tela l’emozione del colore, specialmente se siamo dinnanzi a un’artista continuamente alla ricerca di nuove forme, di sensazioni che predominano sempre più e nel tempo vanno a sfumare le solide basi degli studi artistici dell’Urbe. È una pittura che trova i suoi esempi più suggestivi nei cromatismi accesi e in uno stile energetico ma equilibrato, perché non intende ricreare l’ambiente ma l’atmosfera e dunque si avvale di vigorose e impegnative intonazioni coloristiche, talvolta vere e proprie annotazioni di memoria, di stati d’animo.

Gabriele Reina
Editor e ricercatore Franco Maria Ricci

RECENSIONE 3

Fra matita, olio e acquerello, Oretta Rangoni Machiavelli da tempo compie il suo percorso immaginativo e naturalistico dove forma e colore si amalgamano in una rete per raggiungere la propria dimensione, espressa da una trepidezza a fondo vivido, spesso vibrante, e talvolta rusticano anche quando sono Venezia e l’acqua di laguna ad emergere nel disegno.
Alberi e mani, fanno entrare in ogni linea, anche la più geometrica, in un racconto che scuote l’immagine per dargli un’anima in modo formativo anche nel quadro più fermo, dove la spontaneità è effervescenza, l’attesa si trasforma in palcoscenico da teatro favolistico e il cielo si stende come un temporale d’estate, sospeso. Che tempo ci svela allora Oretta? Una stagione pregna di tinte, più in fermento che stabili.

Una creazione che ricomincia ogni volta e ci conduce nel mondo attuale, quasi fosse preparato appena da qualche istante, ma già carico di storia, e ancora denso di preparazione. Ogni artista, vero artista, crea un modo proprio, in qualche misura solido ed effimero, simile nell’ontogenesi alla natura umana che ci è comune, ma nel fondo dissonante o d’altro suono, nato da scorci ignoti, non frequentati da altri. La sua luce è questa, questi gli squarci che l’artista svela nel nuovo mattino d’una stagione corrusca, attraverso le coordinate endemiche e grintose delle opere che abbiamo davanti. Oretta Rangoni Machiavelli è una pittrice che solletica questa valutazione e i suoi quadri si stendono in disegno e colore ricciuto, carico di mare e sole, in tocchi talora di blando divisionismo dai fili attorti.

Dove vanno i rivi caldi che attraversano i villaggi d’equatore e che cosa raccontano le baie incastonate di rilievi dove le barche stanno per partire in tenera solitudine all’avventura? Le vallate chiuse dagli ombrosi candori di neve che cosa attendono sotto un cielo di nebbia luminosa? E il paese in collina, avvolto di rorido creato di tramonti succulenti, è il villaggio perfetto per qualcuno che da tanto ne cerca la pace? Oretta Rangoni Machiavelli è un fabbro, saldo nei colori e nei segni, che piega con il suo pennello ardente di bragi, quasi dipingesse le risposte alle nostre domande con l’irrequietezza del vento.
Per cui Oretta ha bisogno di fermare anche la più piccola foglia come un virgulto di ferro, fermo quando esce dalla sua vivida mano, prolungamento del vento che trepida nei suoi quadri.

Stanislao Nievo

RECENSIONE 4

Da sempre Oretta Rangoni Machiavelli condivide questa grande passione per una pittura intesa come sinfonia di colori. Dopo una formazione classica in Accademia a Roma con maestri quali Avenali, Lipinski, Oppo e Ziveri, si è distaccata gradualmente dai soggetti canonici nei quali ha raggiunto esiti e riscontri ragguardevoli, per liberarsi nella quotidianità con registrazioni dei più vari soggetti che colpiscono la sua sensibilità, variegata e profonda allo stesso tempo.

Credo che la sua cifra stilistica faccia tutt’uno con tale sua originalità, ma per essere totalmente colta e compresa, deve essere afferrata da un fruitore spettatore disponibile a concentrarsi nei vari momenti della sua prolifica produzione o nella particolarità dei tanti numerosissimi soggetti affrontati. Animali, soprattutto galletti, gatti e coniglietti, nature morte, ultimamente in particolare variopinti fiori, ancora ritratti in cui a volte coglie le diverse personalità in veloci disegni realizzati ex tempore con pochi tocchi di matita, ma anche paesaggi, alcuni realizzati con padronanza nella tecnica ad acquerello en plein air.

Soprattutto animali, preferiti soggetti in movimento, rappresentati con sfavillanti colori accesi che ne delineano, con tocchi rapidi e sintetici, le caratteristiche, in un quotidiano che certamente conferisce un tocco di gioia alla realtà, a volte grigia, di tutti i giorni.

Saverio Simi de Burgis
Critico, storico d’arte e docente all’Accademia di Belle Arti di Venezia